Il lavoro nasce dal concetto di MARGINE, spogliato di ogni significano negativo o sociologico, sinonimo troppo spesso di emarginazione, al pari di altro termine troppo distorto come “periferia”, oramai sinonimo di luogo complesso socialmente e deriva ultima per attività illegali o di degrado assoluto.

Mi sono ispirato alla definizione urbanistica del termine, attingendo a un libro importante, soprattutto per la parte esplicativa, ovvero "L'immagine della città" di Lynch.

Egli lo definisce come elemento lineare (nella sua definizione ortodossa NON di movimento), costitutivo dell'IMMAGINE MENTALE DELLA CITTA' che separa due luoghi dalle caratteristiche diverse.

Il meccanismo scattato mi ha fatto percorrere un tratto di strada di via dell'Argingrosso, dal Ponte all'Indiano alla passerella della Tramvia Paolo Uccello.

Lo sfizio del punto rialzato mi ha permesso di vedere in modo preciso e netto sia quello che avevo alla mia sinistra che quello che potevo osservare alla mia destra.

Due scenari molto diversi: il primo prettamente rurale con segni e tracce di insediamenti passati e recenti che hanno alimentato anche un'osservazione e riflessione ispirata dai temi di Gilles Clement nel suo trattato TERZO PAESAGGIO, soprattutto per ciò che attiene il modo con cui l'elemento naturale si “riappropria” dei luoghi di abbandono, non più praticati dall'uomo e dalle sue attività.

Ho "giocato" sicuramente durante questo tragitto lineare anche sfruttando uno dei elementi costitutivi della “filosofia” di Franco Vaccari che nel suo FOTOGRAFIA E INSCONSCIO TECNOLOGICO esalta, in tono provocatorio (ma non troppo) il concetto di come "Non è importante che il fotografo sappia vedere, perché la macchina fotografica vede per lui"

Le regole sono state quelle di iniziare a camminare e di osservare il lato sinistro (quello rurale) e di scattare laddove, per istinto, curiosità o qualsiasi altra ragione, c'era un elemento che colpiva la mia attenzione.

In corrispondenza di ogni scatto, ruotando di centoottanta gradi ho fotografato esattamente quello che avevo di fronte, senza giudizio, scelta o alternativa, lasciando appunto alla fotocamera, il compito di farlo.

Unendo in dittico le due immagini ha preso corpo l'immagine del margine, nelle sue profonde distinzioni e diversità, assolutamente in linea con la definizione ispiratrice.

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